Aci Trezza è un luogo magico, dove storia e mitologia si sovrappongono in una danza infinita, fino a confondersi. È qui che Omero ebbe l’ispirazione per la titanica lotta tra Ulisse e Polifemo, ma non solo. Oggi Aci Trezza potrebbe sembrare un paesino della costa siciliana come tanti altri, dedito al turismo per le sue splendide spiagge e le acque cristalline su cui si affaccia. Ma è in realtà un posto incantato, un piccolo paradiso di inestimabile valore culturale e storico. Fondato nel 1600 da Stefano Riggio come approdo marittimo per il suo feudo, per moltissimi decenni il borgo ha vissuto grazie alla pesca, fin quando non si è trasformato in un polo turistico molto apprezzato da chi trascorre le proprie vacanze in Sicilia. Ciò che affiora dal passato del piccolo villaggio di pescatori è a dir poco incredibile. Si narra infatti che Aci Trezza abbia ispirato Omero e Virgilio per alcune delle più famose scene delle loro opere mitologiche. Ulisse venne imprigionato da Polifemo proprio nel territorio su cui oggi sorge il borgo siciliano, e quando riuscì a fuggire accecando il ciclope scatenò talmente la sua ira che quest’ultimo gettò in acqua enormi massi, dai quali ebbero origine le isole dei Ciclopi. Per Virgilio, invece, l’eroe troiano Enea incontrò proprio ad Aci Trezza il compagno di Ulisse, Achemenide. Questi venne dimenticato nel paese dei ciclopi durante la fuga che tanto fece arrabbiare Polifemo. In anni più recenti, il paesino fu protagonista del romanzo I Malavoglia, di Giovanni Verga: la casa del Nespolo, in cui l’umile famiglia di pescatori guidata da Padron ‘Ntoni aveva dimora, è ancora oggi uno dei luoghi simbolo di queste terre. Sempre ad Aci Trezza venne girato il film La terra trema, di Luchino Visconti, ispirata al romanzo di Verga. Era il 1948 quando le riprese di questo capolavoro del cinema italiano ebbero luogo, ma presso il piccolo borgo siciliano si respira ancora la stessa atmosfera.
Ad Aci Trezza ci sono moltissime cose da fare, a partire da una bella passeggiata sul lungomare, ammirando i faraglioni che spuntano dalle acque cristalline della Riviera dei Ciclopi. L’intera area è posta sotto la tutela della Riserva Naturale integrata nella Regione Sicilia dal 1998, per il suo interesse storico e naturalistico. Se amate le immersioni, l’area marina protetta delle isole dei Ciclopi offre un panorama mozzafiato: potrete godere la meraviglia delle rocce di origine vulcanica che si combinano perfettamente con la flora e la fauna locali. Poco distante, ad Aci Castello, sorge una splendida costruzione di origine bizantina, che fu il fulcro dello sviluppo urbanistico di questa zona. Il Castello venne edificato su una roccia lavica a picco sul mare, ed è divenuto ben presto uno dei simboli di queste terre. Oggi moltissimi turisti vi si recano per visitarlo, e al suo interno è possibile ammirare alcuni interessanti reperti storici custoditi presso il Museo Civico che vi è stato allestito.
Ricchissima di odori, sapori e colori, la cucina di Aci Trezza offre pietanze prelibate e per tutti i gusti. Questa ricchezza è dovuta soprattutto al contributo che ciascun popolo, arabi, normanni, francesi, spagnoli, ha portato nei vari secoli di dominazione in Sicilia. In questa zona sono particolarmente prelibati il pesce, i molluschi e i crostacei, perché vivono in un habitat particolare, creato dai fondali in roccia lavica. Potrete gustare la cucina acese nei molti e rinomati ristoranti della zona; i gelati, le granite ed i dolci tipici nei tanti bar. Fra gli antipasti potrete assaggiare il mauro, un’alga che cresce solo nel mare di Aci Trezza, carnosa e gustosissima, servita cruda ed insaporita da succo di limone; l’insalata di frutti di mare (polipi, gamberi e occhi di bue), che non ha eguali in ogni parte del mondo; il carpaccio di pesce spada; il carpaccio di alici e quello di gamberi. Fra i primi piatti sono ottimi i risotti marinari, gli spaghetti all’aragosta (o con il crostaceo, chiamato in dialetto, zòccola), le linguine al cartoccio o all’acqua di mare e, più richiesti da turisti e curiosi, oltre che dagli intenditori, spaghetti al nero di seppia. Tra i secondi piatti vi stupirà per il suo sapore il pesce alla griglia (saraghi, triglie, orate, spigole, trance di pesce spada, spiedini di pesce spada, calamari, gamberoni, occhi di bue) o alla marinara, come la cernia. Fra le fritture bisogna assaggiare le alici a beccafico e il fritto di pesce di scoglio. Tra i vini potrete scegliere quelli doc, bianchi e rossi, dell’Etna. Fra i dolci non perdetevi i gelati, i cannoli e le cassatelle di ricotta.
A pochi chilometri da Aci Trezza si staglia l’Etna, il più titanico tra i vulcani attivi (le sue eruzioni sono mitologicamente attribuite all’ira dei figli di Urano, ribelli a Zeus e condannati per l’eternità a restare nelle viscere della terra), vanta un cratere di una profondità ineguagliata e dimensioni tali, con i suoi 3.323 metri d’altezza, da consentire lo spettacolo unico di una discesa con gli sci con vista sul mare. Anche quando la precoce primavera siciliana si annuncia già, a valle, coi primi mandorli in fiore. Ed è proprio in primavera che l’Etna si presenta al massimo del suo splendore, in una mescolanza inedita e irriproducibile di acri zaffate sulfuree che scaturiscono dalle viscere del vulcano, insieme col profumo di zagare degli agrumeti coltivati alla base del monte, che trascolorano, via via che si guadagna quota e si supera la “cintura” verde di noccioli, mandorli, pistacchi e castagni, nell’aroma pungente dei pini, mentre il sottobosco si accende del giallo intenso delle ginestre. Fauna e flora ricchissima, insieme con una lunga carrellata di prodotti tipici (miele, pistacchi, mandorle, pecorino e poi ciliegie, fico d’india, mele gelato e funghi dell’Etna), questo l’antipasto offerto all’appassionato naturalista, che non mancherà di raggiungere i crateri principali del vulcano in escursioni a propria misura: dalle più lunghe e faticose, per chi vuole godersi appieno un percorso di trekking tra bottoniere di crateri e grotte di scorrimento lavico, sincopato dai borbottii tonanti del vulcano, a quelle più abbordabili in jeep al seguito delle guide alpine. I turisti che preferiscono le pendici più verdi possono salire in quota dal versante Nord viaggiando sulla panoramica strada Mareneve e raggiungendo a bordo di un fuoristrada, da Piano Provenzana, i 3000 m, per poi proseguire a piedi a costeggiare le bocche del vulcano. A fine escursione, da lì si può scendere ai comuni di Zafferana Etnea (mozzafiato la vista che si gode da piazza Umberto I e che spazia fino alla Calabria e al Golfo di Siracusa), di Sant’Alfio e Milo, che valgono senz’altro una visita. Più brullo e lunare, con le sue pendici nero lava, il paesaggio che si gode dal versante Sud: raggiunto il rifugio Sapienza a quota 1.910 metri, si prosegue in funivia fino alla Torre del Filosofo a 2.900 metri: i più in forma potranno superare un dislivello di altri 400 metri in un percorso a piedi della durata di circa un’ora e mezza, fino alla grande terrazza craterica del cono centrale dell’Etna.